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Anfore di terracotta e l’affinamento del vino

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anfora di terracotta

Anfore di terracotta e l’affinamento del vino

Lo studio dell’affinamento in anfore di terracotta è iniziato da un anno a questa parte, a consolidamento della mia filosofia naturale e di rispetto dei territori. Ho lavorato moltissimo anche sulla cantina, e ho capito che per completare il ciclo della vigna con la biodinamica, avrei dovuto adottare sistemi diversi di affinamento, per valorizzare al meglio il processo di fermentazione e affinamento.

Le anfore di terracotta sono un metodo che oggi è particolarmente in auge, ma ben lontano dall’essere solo un vezzo, poiché è una pratica di origini antichissime. I reperti storici narrano che la prima forma ancestrale di contenitore per la fermentazione del vino, risale alla Georgia di oltre 5.000 anni fa. Quello che accade oggi, ovvero il recupero di questa pratica sempre più considerata da vari produttori, è supportato da studi scientifici che ne avvalorano le qualità positive, oltre ai reali effetti riscontrabili nei vini.

Non sono mai stato amante del legno, ma credo da sempre nei lunghi affinamenti per i miei bianchi, memore delle pratiche antiche con cui veniva fatto riposare il vermentino dai contadini locali. Per sfruttare al meglio le capacità che il tempo ha di esaltare i sapori, ho trovato nella terracotta un solido alleato, il cui materiale, acqua e argilla, sono come un ritorno alla terra per i miei vini, un habitat naturale in cui evolvere in giusta continuità con la loro crescita in vigna.

In anfora i miei vini non subiscono alterazioni derivate dalla struttura del contenitore – come accade con il legno – e possono sviluppare al meglio le proprie caratteristiche maturando una complessità aromatica frutto della lunga macerazione sulle bucce, dando vini identitari di questi territori. Considerando poi che vinifico in purezza, trovo che l’anfora sia il miglior diapason per far risuonare i miei vitigni nei loro magnifici assoli, complice un basso rischio di ossidazione che mi permette di non usare conservanti quali la solforosa, e avere quindi vini salubri, oltre che buoni.

 

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